Fede: lotta, ricerca e preghiera

L’episodio della lotta di Giacobbe con l’angelo sulla riva destra del fiume Iabbok è un momento solenne e carico di significati nell’esperienza della fede, e una strada anche per noi, comunicatori di un incontro che cambia la vita.

Una notte di silenzio e lotta

Perché mai Giacobbe si sarà fermato sulla riva destra dello Iabbok, dopo aver traghettato tutto e tutti sull’altra sponda? Cercava la solitudine e il silenzio ed era in preghiera. Era “una lotta dura”, perché il sonno lo assaliva e a volte pareva vincerlo, ma soprattutto erano i mostri dello scoraggiamento, della sfiducia, della paura che si avventavano su di lui e lo lasciavano pieno di ferite. In quel momento solenne e sacro Giacobbe riceve un nome nuovo, che lo raggiunge nel centro del proprio essere, un orientamento nuovo alla propria vita…

Diventa “Israele”, cioè “è forte con Dio”. Il libro della Sapienza dice: «Gli assegnò la vittoria in una lotta dura, perché sapesse che la pietà è più potente di tutto» (10,12).

Sui passi della fede

Nel nostro cammino di catechisti possono esserci momenti come questi, quando il buio della notte e la lotta incessante sembrano sopraffarci. Non sarebbe vera la preghiera e inconcludente la ricerca se non diventasse lotta dura, che lascia il segno nella carne, che ci cambia il nome. Anche noi dobbiamo avere il coraggio di restare sulla riva destra dello Iabbok, nel silenzio misterioso della preghiera che si fa invocazione e riconosce che le parole che illuminano, il coraggio dell’annuncio che risveglia gli animi, la forza che smuove le volontà, la ricerca che porta risposte, provengono unicamente da Dio. E non dalle nostre astuzie, dalle nostre programmazioni e dai nostri progetti.

Una slogatura e una benedizione

Non saremo vincitori impavidi, ma combattenti feriti in quell’ospedale da campo che è la Chiesa, e condivideremo la benedizione di Dio che ha segnato i nostri giorni.
Buon anno di lotta, ricerca e preghiera.