La chiamata di Mosé

La storia di Mosè. Uno spunto per parlare della chiamata di Dio, che può fare di noi cose grandi, nonostante fatiche e paure.

 

Un’esperienza di tutti

Di che cosa abbiamo paura? Questa volta l’incontro di catechesi decolla a partire da questa semplice domanda della catechista Luisa.

«Io ho paura del buio», confessa Claudia.

«Io non riesco a vedere certi film orridi», dichiara Veronica.

«Io non sopporto i cani ─ dice Tony «che tutti credono coraggioso ─. Una volta uno mi è corso dietro».

«Io ho paura per i miei quando bisticciano forte. Non mi piace vederli giù». Giusi tocca corde profonde. Forse ha timore che si separino.

 

Le paure di Mosè

Luisa estrae la rivista, dove campeggia un uomo visibilmente preoccupato. Quali saranno le sue paure?

«Secondo me ha paura del fuoco», azzarda Filippo.

«Ma sta guardando altrove ─ sbotta Francesca ─. Sembra che abbia visto un fantasma!».

«In effetti ha sentito una voce che non si aspettava di sentire», spiega Luisa. «La voce di Dio».

«Come poteva sapere che era lui? Si è presentato?», si chiede Fulvia.

«Sì, gli ha detto: “Ciao, sono Dio!”». Filippo fa lo spiritoso.

«Beh, c’era qualcosa di molto strano. Quel cespuglio bruciava ma non si consumava. E la voce si presentava come Dio di Abramo, Isacco, Giacobbe», chiarisce Luisa.

«Allora… è Mosè!». Giulia ama le storie e ricorda. «Aveva perso una pecora e Dio lo chiamò a liberare gli Ebrei schiavi in Egitto».

 

Un eroe dal volto umano

«Brava!», continua Luisa. «Anche per questo aveva paura».

«E perché?», si domanda Tony . «Sarebbe diventato un eroe!».

«Nella Bibbia gli eroi sono molto umani. Mosè ad esempio è timido, balbuziente…».

«Cosa vuol dire balzuppiente?». Candida, Rossella.

«Vuol dire che ba… ba… baba… balbetta». Luca quando si mette è cattivello.

«Temeva di non essere ascoltato dal popolo, che lo ricordava come figlio del faraone; temeva di non essere all’altezza del suo compito».

«E come si è convinto?», si chiede Erika.

«Dio gli avrà tirato un fulmine sulla testa!». Filippo oggi è in vena.

«No, quello era Zeus!», chiarisce Luisa tra le risate. «Dio gli ha fatto capire che aveva i doni giusti per realizzare il proprio compito. Come ogni persona».

 

Noi come Mosè

«Davvero? Anche io che sono un po’ lento?», si stupisce Gianni.

«Certo. Mica tutti devono essere atleti o dottori! A volte proprio i più piccoli cambiano il mondo. E poi, nessuno è solo. Per Mosè avrebbe parlato suo fratello Aronne».

«Anch’io ho imparato a giocare a calcio da mio fratello grande», confida Tony.

«Fratelli, amici, sconosciuti: tutti ci possono aiutare nella nostra “missione”. Dio ci starà vicino e non ci farà mancare il necessario. Come quel bastone…». Luisa lo indica e Luca coglie subito l’idea.

«È vero: io ho visto il film, e con quel bastone Mosè separerà il mare».

«Il bastone è solo uno strumento. Il prodigio lo farà la sua fede: crederà in se stesso e in Dio. E per questo sarà ricordato a lungo». Luisa si ferma guardando negli occhi ciascuno. «Abbiate fiducia e farete cose memorabili anche voi».

 

PER L’APPROFONDIMENTO

• Mosè ha ricevuto molto dalla vita: salvato dalle acque, cresciuto a corte, sente e vede Dio. Cosa facciamo noi dei doni ricevuti? Li mettiamo a disposizione della comunità?

• I prodigi di Dio passano attraverso la fiducia del suo popolo. Com’è la nostra fede? Calda, tiepida o freddina?

• Dopo aver operato con mano potente, Dio chiederà in cambio fedeltà e rivelerà a Mosè e al popolo la Legge, i Comandamenti. Come li accogliamo?

 

PIERFORTUNATO RAIMONDO