Quella fuga in Egitto

La sofferenza familiare di un ragazzo del gruppo suggerisce di trattare il complesso tema del dolore, condiviso dallo stesso bambino Gesù. La nostra copertina viene in aiuto alla catechista Luisa.

Piccoli grandi disagi

Francesca e Chiara oggi attendono Luisa preoccupate. Le raccontano del fratellino di Raffaella, che è stato ricoverato in ospedale. Luisa è dispiaciuta, cerca di consolarle, ma si accorge che le sue parole non bastano a sconfiggere la loro tristezza, che nel frattempo si dilata a macchia d’olio nel gruppo. Luisa non si scoraggia e si affida all’immagine di copertina.

«Che effetto vi fa?», chiede.

«È triste. Non sembra un bel momento», risponde Chiara.

«Ma che razza di strada devono fare? Tra le rocce? Senza attrezzatura?», nota Tony, che va spesso col papà in montagna.

«La donna sta tenendo un bambino piccolo, in fasce. Poverino». Elisa è molto sensibile.

«Ma allora saranno Maria e Giuseppe. È la fuga in Egitto!». E brava Francy!

«Non potevano stare a casa loro?». La domanda di Alex non è così stupida. Meglio spiegare.

Senza nessuna colpa

«Vi ricordate che Gesù è nato a Betlemme, a circa 150 km dalla casa di Giuseppe e di Maria, a Nazareth? Ma il re Erode aveva sentito dire che un neonato sarebbe diventato il nuovo re e, non avendolo trovato, ha fatto uccidere tanti bambini innocenti».

«Ma non è giusto. Non glielo potevano impedire?», riflette Giulia.

«Lui aveva il potere di vita e di morte. È brutto, ma è la realtà».

«Fuiii… Meno male che oggi non è così», sospira Luca.

«Già. Noi siamo molto fortunati, anche rispetto ad altre parti del mondo…». Luisa allarga gli orizzonti.

Dio è con noi

«E come hanno fatto a salvarsi?», chiede Gianni.

«Il Vangelo ci dice che Giuseppe ha fatto un sogno. Era la voce di Dio che gli suggeriva di partire».

«Io non ho mai sognato Dio», confessa Francesca.

«Nella Bibbia, Dio parla attraverso i profeti, ma anche dentro alle persone. Come quando abbiamo un’intuizione, e poi scopriamo che era proprio giusta. “Mi sa che oggi la maestra m’interroga…”, penso. E se ho studiato, sono pronta. Come fu pronto il papà di Gesù!».

«Ma in Egitto avevano dei parenti? Degli amici?». Filippo si preoccupa!

«Probabilmente no. Contavano su di sé e sulla loro fede. E sul mestiere di Giuseppe, che era un buon artigiano. Ed erano convinti che Dio non li avrebbe abbandonati».

«Come facevano con i bagagli? Glieli spedivano?». Alex è un pratico.

«Quelle due sacche erano tutto ciò che avevano», dice Luisa, e lascia tutti senza parole.

Insieme per sperare

«Capite perché lo sguardo Giuseppe è corrucciato? Sarà dura prendersi cura del bimbo e della sua sposa. Eppure Maria sembra riposare, nonostante le scomodità. Ha accettato la vita così com’è. Il dolore passerà, perché Dio è con loro e quel Figlio sarà un tesoro per l’umanità».

«Un tesoro, però anche uno sf…ortunato!». Filippo è diretto, ma ha ragione.

«Certo. Per questo ora può capirci, nelle sofferenze e nelle fatiche. E ci dice: “Coraggio, ci sono tempi duri, ma non saranno eterni”».

«E se hai la famiglia attorno, hai tutto», conclude Luca. Già. Non siamo mai soli ad affrontare il dolore. E lì sta la nostra speranza.

 

PER L’APPROFONDIMENTO

• La vita di Gesù, dalla nascita alla croce, non è sempre stata facile. Su quali rocce ha costruito la sua speranza? Chi lo ha aiutato a superare disagi e fatiche?

• «È il modo in cui affronti il dolore a fare di te un grande». Siete d’accordo? Trovate degli esempi di chi non si è scoraggiato nonostante una grave perdita.

• Chi sono i fuggitivi di oggi, costretti a migrare in un paese straniero? È giusto aiutarli? Cosa farebbe Gesù?

 

PIERFORTUNATO RAIMONDO